Perché è così, la vita non passa, muta, si trasforma; la
vita non si perde, resta in quello che siamo nelle scelte che facciamo, e anche
decidere cosa tenere o lasciare andare è una scelta. Importante. Difficile.
Io no sono capace di lasciar andare.
Il mio cordone ombellicale è forte e replica in tutto quello
che mi accade, così finisco spesso per restare legata a qualcosa che non serve
più, senza riuscire ad essere il centro delle mie scelte.
Senza scegliere per quello che vuole Pamela, ammesso che
Pamela lo sappia.
Non suona bene “lasciar andare” in effetti, è un distacco,
una separazione, poi c’è quella storia dei rami secchi che devi tagliare per
poter rifiorire.
Boh, io non sono così acculturata o zen.
Io so che faccio fatica anche a separarmi da un vestito, un
paio di scarpe o un quaderno delle elementari che costituiscono un ricordo.
Eppure, i giorni precedenti al mio 40 ° compleanno, ricordo
bene di aver scritto qualcosa del tipo: “i ricordi non stanno nelle cose
materiali”. Ogni tanto ci credo.
Allora, buttai qualche vestito e portai in gioielleria un
po’ di quello che avevo in cassaforte, fra cui un anello regalatomi da mio
nonno a cui tenevo molto e un altro bellissimo prezioso con un topazio azzurro.
In cambio, mi regalai un anello che mi piaceva da matti e che era più da donna,
che mi dissero non sarebbe valso nulla
se avessi voluto rivenderlo, ma la convinzione che li ci fossero racchiusi
tanti momenti belli, trasformati in un gioiello per i miei 40° anni mi piaceva.
Insomma, alla fine, ci ho girato intorno, ma a lasciare
davvero non son stata brava.
Sarà che quando lasci andare, di solito lo fai in maniera
forzata, perché perdi qualcosa oppure qualcuno e, di solito, fa male, forse,
per questo lasciar andare è così difficile.
In realtà lasciare andare è anche la scelta d’amore grande.
Ricordo mia nonna, era San Valentino di tanto tempo fa, quando mi disse che lei
voleva tornare nella casa di riposo delle suore perché lì sei sentiva più
libera. Il suono della sua voce, il suo sorriso e la sua dolcissima voce, mi
ingannarono e nonostante quello che sentivo dentro, lasciarla andare mi sembrò
una cosa bellissima.
Eppure resta difficle.
Forse, sarebbe
servito, a far spazi da riempire nuovamente.
O, magari, in quegli
spazi ci avrei trovato ordine, luce o nuovi stimoli.
Ma non l’ho fatto.
Lasciar andare,
però, è anche una rinuncia a quei sogni che
sembrano non più realizzabili, quei desideri che ti bussano al cuore quando,
forse, non è più tempo, quei progetti che arrivano quando non hai gli strumenti
per realizzare.
E se penso a questo risvolto, questo lasciar andare, non mi
piace più tanto, mi sa di resa , soprattutto alla fine di un anno, difficile,
faticoso, che non vediamo l’ora finisca, senza, in realtà sapere cosa ci
aspetta.
Ecco, io alla fine di questo anno, tutto quello che ho
macinato nella mia testa e nel mio cuore, nei giorni che non passavano, ma
venivano strappati al calendario senza rendersene conto, non lo voglio lasciar andare.
Giorni in cui non ho, stranamente, pensato alla casa come
una prigione, ma come uno spazio da vivere, rallentando il ritmo e darmi tempo;
tempo per fare quello che ho sempre fatto, ma con un tempo diverso.
Il pilates, lo yoga, la meditazione, la danza vista e
inventata in maniera diversa; la scrittura, ancora confusa, sulle pagine di un quaderno
o fogli volanti, prima che su questo blog. Il progetto di un corso; la conoscenza
di persone nuove.
Lo sguardo sul futuro, le parole dette senza urlare, ma
chiedendo a gran voce le attenzioni che senti mancare.
La positività, il guardarsi dentro, le paure.
La scelta di non fermarsi, di continuare a combattere i kg
di troppo e le insoddisfazioni e la mancanza forte, struggente delle abitudini.
Il pub il sabato sera, il rugby della domenica, il saggio di
fine anno, il Natale con il lmio principe .
Vedere i miei che si preparano per andare a ballare, mio
fratello a raccogliere conetti in mezzo al campo, mentre contratto il selfie
con Furio a fine partita, per poi scappare alla bisenzio Arena e spostare il
cuore dal giocatore all’allenatore.
La borsa sempre pronta, i cd le punte e la soft ball, per il
pilates, il quaderno delle lezioni e l’alcool per il palo.
I lividi della pole, le contratture da developpé.
La birra con gli amici, nonostante gli occhi che si
chiudono.
Io non voglio lasciar andare tutto questo, che era già
importante prima, ma che oggi diventa essenziale, in questo anno che ha cercato
di cambiare il senso di questa parola, io, ne do’ la mia interpretazione.
E allora che questo 2020 finisca senza portarsi via questa necessità
di affetti, sogni e leggerezza.
Forse inizierò dai mucchietti dell’armadio, dal si, no,
forse, da quella pulizia in soffitta che mamma e babbo aspettano a gloria.
Forse, sarebbe servirà a far spazi da riempire nuovamente.
O, magari, in quegli spazi ci troverò ordine, luce o nuovi
stimoli.
Ma non lascerò andare sogni che sembrano non più
realizzabili, quei desideri che bussano al cuore quando, sembra, non sia più
tempo, quei progetti che arrivano quando senti che ti mancano gli strumenti per
realizzarli.
Mi fermerò, mi guarderò allo specchio e ci proverò a scegliere,
a tenere o lasciar andare, mentre la vita scorre, gli anni passano e il tempo scivolandomi
addosso come un bellissimo vestito che avvolge forme e desideri.
Datemi della pazza.
Ci vuole coraggio a lasciar andare, piedi ben saldi a terra
e tanta forza per non farsi portar via.
Ci vuole coraggio per non lasciar andare, passi decisi per
non perdersi, spalle forti per non farsi schiacciare.
Questione di scelte.
Non sono le nostre capacità che fanno di noi quello che siamo. Sono le nostre scelte.
RispondiElimina