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giovedì 31 dicembre 2020

Lasciar andare....

 




Non so come sono arrivata a questa conclusione, come la famosa lampadina si è accesa durante una conversazione legata alla danza, e l’ho proprio detto “perché ad un certo punto anche basta”. Non era riferito a me, ovviamente, e ho anche aggiunto che si devono trovare altre forme per tenere certe esperienze nella propria vita.

Perché è così, la vita non passa, muta, si trasforma; la vita non si perde, resta in quello che siamo nelle scelte che facciamo, e anche decidere cosa tenere o lasciare andare è una scelta. Importante. Difficile.

Io no sono capace di lasciar andare.

Il mio cordone ombellicale è forte e replica in tutto quello che mi accade, così finisco spesso per restare legata a qualcosa che non serve più, senza riuscire ad essere il centro delle mie scelte.

Senza scegliere per quello che vuole Pamela, ammesso che Pamela lo sappia.

Non suona bene “lasciar andare” in effetti, è un distacco, una separazione, poi c’è quella storia dei rami secchi che devi tagliare per poter rifiorire.

Boh, io non sono così acculturata o zen.

Io so che faccio fatica anche a separarmi da un vestito, un paio di scarpe o un quaderno delle elementari che costituiscono un ricordo.

Eppure, i giorni precedenti al mio 40 ° compleanno, ricordo bene di aver scritto qualcosa del tipo: “i ricordi non stanno nelle cose materiali”. Ogni tanto ci credo.

Allora, buttai qualche vestito e portai in gioielleria un po’ di quello che avevo in cassaforte, fra cui un anello regalatomi da mio nonno a cui tenevo molto e un altro bellissimo prezioso con un topazio azzurro. In cambio, mi regalai un anello che mi piaceva da matti e che era più da donna, che mi dissero  non sarebbe valso nulla se avessi voluto rivenderlo, ma la convinzione che li ci fossero racchiusi tanti momenti belli, trasformati in un gioiello per i miei 40° anni mi piaceva.

Insomma, alla fine, ci ho girato intorno, ma a lasciare davvero non son stata brava.

Sarà che quando lasci andare, di solito lo fai in maniera forzata, perché perdi qualcosa oppure qualcuno e, di solito, fa male, forse, per questo lasciar andare è così difficile.

In realtà lasciare andare è anche la scelta d’amore grande. Ricordo mia nonna, era San Valentino di tanto tempo fa, quando mi disse che lei voleva tornare nella casa di riposo delle suore perché lì sei sentiva più libera. Il suono della sua voce, il suo sorriso e la sua dolcissima voce, mi ingannarono e nonostante quello che sentivo dentro, lasciarla andare mi sembrò una cosa bellissima.

Eppure resta difficle.

Avrei dovuto iniziare dai mucchietti dell’armadio, dal si, no, forse, da quella pulizia in soffitta che mamma e babbo aspettano a gloria.

Forse, sarebbe servito, a far spazi da riempire nuovamente.

O, magari, in quegli spazi ci avrei trovato ordine, luce o nuovi stimoli.

Ma non l’ho fatto.

Lasciar andare, però,  è anche una rinuncia a quei sogni che sembrano non più realizzabili, quei desideri che ti bussano al cuore quando, forse, non è più tempo, quei progetti che arrivano quando non hai gli strumenti per realizzare.

E se penso a questo risvolto, questo lasciar andare, non mi piace più tanto, mi sa di resa , soprattutto alla fine di un anno, difficile, faticoso, che non vediamo l’ora finisca, senza, in realtà sapere cosa ci aspetta.

Ecco, io alla fine di questo anno, tutto quello che ho macinato nella mia testa e nel mio cuore, nei giorni che non passavano, ma venivano strappati al calendario senza rendersene conto, non lo voglio lasciar andare.

Giorni in cui non ho, stranamente, pensato alla casa come una prigione, ma come uno spazio da vivere, rallentando il ritmo e darmi tempo; tempo per fare quello che ho sempre fatto, ma con un tempo diverso.

Il pilates, lo yoga, la meditazione, la danza vista e inventata in maniera diversa; la scrittura, ancora confusa, sulle pagine di un quaderno o fogli volanti, prima che su questo blog. Il progetto di un corso; la conoscenza di persone nuove.

Lo sguardo sul futuro, le parole dette senza urlare, ma chiedendo a gran voce le attenzioni che senti mancare.

La positività, il guardarsi dentro, le paure.

La scelta di non fermarsi, di continuare a combattere i kg di troppo e le insoddisfazioni e la mancanza forte, struggente delle abitudini.

Il pub il sabato sera, il rugby della domenica, il saggio di fine anno, il Natale con il lmio principe .

Vedere i miei che si preparano per andare a ballare, mio fratello a raccogliere conetti in mezzo al campo, mentre contratto il selfie con Furio a fine partita, per poi scappare alla bisenzio Arena e spostare il cuore dal giocatore all’allenatore.

La borsa sempre pronta, i cd le punte e la soft ball, per il pilates, il quaderno delle lezioni e l’alcool per il palo.

I lividi della pole, le contratture da developpé.

La birra con gli amici, nonostante gli occhi che si chiudono.

Io non voglio lasciar andare tutto questo, che era già importante prima, ma che oggi diventa essenziale, in questo anno che ha cercato di cambiare il senso di questa parola, io, ne do’ la mia interpretazione.

E allora che questo 2020 finisca senza portarsi via questa necessità di affetti, sogni e leggerezza.

Forse inizierò dai mucchietti dell’armadio, dal si, no, forse, da quella pulizia in soffitta che mamma e babbo aspettano a gloria.

Forse, sarebbe servirà a far spazi da riempire nuovamente.

O, magari, in quegli spazi ci troverò ordine, luce o nuovi stimoli.

Ma non lascerò andare sogni che sembrano non più realizzabili, quei desideri che bussano al cuore quando, sembra, non sia più tempo, quei progetti che arrivano quando senti che ti mancano gli strumenti per realizzarli.

Mi fermerò, mi guarderò allo specchio e ci proverò a scegliere, a tenere o lasciar andare, mentre la vita scorre, gli anni passano e il tempo scivolandomi addosso come un bellissimo vestito che avvolge forme e desideri.

Datemi della pazza.

Ci vuole coraggio a lasciar andare, piedi ben saldi a terra e tanta forza per non farsi portar via.

Ci vuole coraggio per non lasciar andare, passi decisi per non perdersi, spalle forti per non farsi schiacciare.

Questione di scelte.


1 commento:

  1. Non sono le nostre capacità che fanno di noi quello che siamo. Sono le nostre scelte.

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