Questa storia dell’ essere pessimista mi ha un po' rotto i
coglioni, passatemi il termine.
Scrivo di me, del mio modo di pormi di fronte alle difficoltà e non deve piacere a tutti, ma essere rispettato, questo si.
Il giudizio è una cosa che ti aspetti quando rendi pubblico qualcosa che ti riguarda, soprattutto se attaccabile, come le emozioni, le fragilità, soprattutto se fanno paura.
Come una bella foto in costume o mentre sorridi.
La pacca sulla spalla è più facile che gioire di un successo altrui e saper le leggere fra righe, richiede sensibilità e voglia di farlo.
Il giudizio sullo scritto o sulla foto, lo accetto, sulla
persona no.
“Scrìvere v. tr. [lat. scrībĕre] (pass. rem. scrissi,
scrivésti, ecc.; part. pass. scritto). – 1. a. Tracciare sulla carta o su altra
superficie adatta i segni grafici appartenenti a un dato sistema di scrittura,
e che convenzionalmente rappresentano fonemi, parole, idee, pensieri, numeri,
in modo che possano poi essere interpretati mediante la lettura da chi quel
sistema conosca”(def. Treccani)
Scrivere, è dare parola ai pensieri, emozioni, riflessioni che
dovrebbero suscitare in chi legge altrettante emozioni, o riflessioni.
Perché, non sono io in un momento difficile, lo siamo tutti;
io sono stata, soltanto, costretta ad un isolamento che mi ha permesso di
fermarmi e guardarmi allo specchio andando oltre, al disegno dell’ovale del
viso, del sorriso che puoi accendere e spegnere come le lucine dell’albero di
Natale; oltre quei bellissimi occhi, che sono belli anche quando velati. I miei.
Me lo sono concessa.
Ne ho avuto il coraggio.
Mi sono seduta e ho frugato dentro ogni aspetto della mia vita; magari servirà, o forse no, non importa.
Avevo voglia dfi farlo.
L'ho fatto.
E ho fatto bene.
Mi sono messa a nudo, senza vergogna, nessuna tristezza o
autocommiserazione, solo la voglia di vedere, davvero, quanto profonde sono
quelle fragilità che sono sempre state anche la mia più grande forza.
Perché io posso combattere e lo so fare, ma senza corazza.
E chi se ne frega se posso soffrire, sarà più grande anche
l’amore che posso dare e sentirò più forte quello che ricevo.
Non ho mai avuto paura di scoprire il mio tallone di
Achille, perché non è degli altri che ho paura.
Non ho paura dei nemici, ma degli amici.
E’ faticoso sentirsi sempre un passo indietro, ma mi
permette, spesso, di scalare montagne, salvo poi ricadere. Ma se ogni volta che
mi rialzo. il panorama è più bello, chi se ne frega del graffio in più.
Ad una prima impressione sembra che stia scrivendo un’altra
persona, ma non è così.
Questa è solo un’altra lettura di quello che ho dentro.
Questa è la mia anima complicata, capace di tutto e il
contrario di tutto.
E un po’ come la storia del bicchiere mezzo pieno e mezzo
vuoto.
Vengo spesso tacciata di essere pessimista, ansiosa,
negativa, adesso, posso dirlo.
“...negativo fotografico è l’immagine ottenuta su lastra o pellicola
fotografica, con toni di colore invertiti rispetto a quelli dell’originale
riprodotto. A seconda del tipo di originale di partenza, grafico o
illustrazione, l’inversione dei toni può essere solo fra il bianco e nero
(negativo al tratto) o su tutti i toni di colore nella scala dei grigi
(negativo a tono continuo o a mezzatinta)” (def. Treccani)
Ecco questa è la mia negatività, andare oltre, guardare anche ai colori che non ci sono, perché l’insieme sia più bello possibile.
La vita non è solo bianca o nera, i colori della vita sono
tanti e io ne vedo molti, alcuni, a volte, sono un po' sbiaditi e allora ecco
che, di fronte allo specchio, cerco di ridargli colore.
Il non sentirsi all’altezza, non è sempre sinonimo di non
provarci nemmeno, ma, spesso, la voglia di fare meglio e di più.
Il non piacersi, non è sempre colpa dei fianchi larghi o del sedere grosso, ma, forse, di una scelta sbagliata o magari azzardata. E allora, perché
ignorare quella sensazione.
La non fiducia in sé stessi, beh, questa è un po' più
difficile da spiegare e da capire, ma un senso ce l’ha ne sono sicura.
E, forse, è vero che, io, il bicchiere lo vedo sempre mezzo
vuoto, ma questo non significa che non veda quanto ancora c’è dentro.
Dipende da come lo guardi.
Dipende da quanto ti piace bere.
E mi dispiace. Anzi no.
Io mi sento un passo avanti per essermi chiesta se
quell’errore di orario sul mio referto, fosse un caso, oppure no.
Mi sento nel giusto, se mi pongo domande le cui risposte,
per me, sono importanti
E se l’eccesso di attenzione che ho nei miei confronti e nei
confronti di chi amo, vi piace chiamarla ansia, allora sì, sono ansiosa.
Forse è perché ho sempre lavorato con i bambini, che ho la
convinzione che si possa guardare all’altro come una scoperta e non con paura o
sospetto.
Loro, ti guardano da ogni tuo lato, percepiscono ogni
tuo cambiamento; loro, non chiedono e non giudicano, ma sanno essere spietati.
Se gli vai a genio, ti accettano, altrimenti, voltano
pagina.
Dovremmo imparare da loro.
Loro non danno consigli, se pensano che sei triste, trovano
il modo di farti sorridere.
Se pensano che hai sbagliato, te lo dicono senza timore e
non è mai un rimprovero, ma un' altra possibilità .
E questa storia del pensa positivo che poi ti accade il
positivo e viceversa, io, scusate, un ce la fo.
Preferisco essere pronta ad ogni evenienza, il che non significa
non saper vivere il presente, il godersi l’attimo o l’avere fiducia nel futuro.
Pensate davvero, che spenda sodi in corsi di formazione per
niente?
A dir la verità, quel che pensate, oggi, di me, non mi interessa.
Stasera, mi basto io, con tutto il mio essere complicata ,
che, stasera, mi piace un sacco e mi rende orgogliosa.
Navigate per i vostri mari, inebriatevi delle vostre
convinzioni, io resto con i piedi per terra, attenta a quello che accade, e con
il naso all’insù, guardando ai miei sogni e a tutto quello che, forse, sono,
forse, posso ancora essere.
E vi lascio così, con una frase rubata, ma che sento mia.
“Non dire mai ‘a me non accadrà’, ‘io non lo farei mai’,
perché la vita sa essere imprevedibile e nessuno è immune da certe cose. Tutto
capita... anche quello che mai avresti immaginato...”
- Robin Williams
Buonanotte.
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